Che cos’è Autarkeia? Un manifesto

Daniele Bondioli
3 min readNov 7, 2020

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Autarkeia è un progetto culturale che nasce come newsletter settimanale per diventare qualcosa di più. Il nome del progetto è un richiamo ai valori che ne stanno alla base: autarkeia è una antica parola greca che indica l’autosufficienza, intesa nel senso di bastare a se stessi. Oggi il termine italiano autarchia ha un senso politico-economico, dal forte connotato ideologico, che non ha nulla a che fare con il fine del progetto, ma che, anzi, lascia intendere un tipo di chiusura opposto a quello che vogliamo esprimere noi utilizzando il termine nel suo significato antico.

Ma quindi in che senso parliamo del bastare a se stessi? La velocità e la frenesia di ciò che ci circonda possono schiacciarci e farci sentire piccoli, inermi. Diventare autosufficienti significa costruire una forma interiore di indipendenza da ciò che è attorno a noi, ma non per isolarsi rassegnati e chiudersi nel proprio mondo fittizio, ma per agire determinati, partendo dalla propria stabilità: attraverso lo studio e l’approfondimento, mai divisibile, di noi stessi e degli altri, dei fatti esteriori e di quelli interiori, dobbiamo strutturare una solidità che ci protegga da ciò che accade, da chi vuole ingannarci, da ciò che appare come oscuro e difficile. Dobbiamo convincerci che l’unico modo per sfidare a testa alta la banalizzazione che dilaga attorno a noi è sviluppare un’autonomia intellettuale radicata in noi, che possa affrontare gli altri in maniera critica. In una parola: autarkeia.

Perché bisogna costruire se stessi prima di giudicare gli altri: fare ordine nel proprio giardino prima di criticare quello del vicino. Nonostante gli istinti ci spingano verso conclusioni affrettate e rabbia, dobbiamo educarci alla sfumatura, dobbiamo ritirarci dalle costanti zuffe mediatiche e tentare di spiegare che le cose sono più difficili di così. Ciò che ci circonda è complesso, strano e spesso controintuitivo: la polarizzazione logora la nostra società, l’idea che vi siano un bianco e un nero ben definiti porta al formarsi di tifoserie che dividono il mondo in buoni e cattivi che finiscono per odiarsi.

Bastare a se stessi, diventare indipendenti, è un modo per migliorarsi, ma che porta anche a migliorare gli altri. Ogni occasione di confronto è un’occasione per proporre una visione più cauta e più realista dei fatti, perché resistere alla tentazione della propria pancia e tentare di essere critici significa essere più indipendenti. Spesso sono le piccole cose a piantare semi nelle menti delle persone, e da quelle piccole cose possiamo provare a migliorare chi ci sta attorno, la nostra comunità: per fare in modo che essa, interiormente, basti a se stessa. Vanno costruiti ponti tra mondi differenti: cerchiamo di coltivare quotidianamente dialoghi e discussioni basate sui dati, cioè ciò che non può essere messo in discussione, e da lì sviluppiamo ragionamenti, accettiamo critiche, cambiamo idea. Perché sapere cambiare idea, accettare di avere avuto una convinzione fallace è fondamentale: non si può essere dipendenti da un dogma, bisogna sapersi mettere in discussione perché è proprio questo a renderci indipendenti.

Tutto questo può essere un grande sforzo e costare tempo e fatica, quindi perché dovremmo farlo? E’ così bello lasciarsi trascinare dalla corrente, mentre i giorni passano - ma la vita sfugge. É proprio per questo che il proprio tempo deve essere un investimento in se stessi, ma non solo: dobbiamo aggredire la vita per un’idea un po’ più alta di futuro, di crescita e di sviluppo personale, per chi e ciò che ci circonda, per l’Italia, anzi per l’Europa, perché i piccoli cambiamenti possono trasformarsi in qualcosa di più. Lottiamo per renderci e rendere le persone attorno a noi più complesse, non più arrabbiate. Non che la rabbia sia qualcosa di negativo in sé (le sfumature, ricordi?), anzi: questo progetto nasce dalla rabbia. Ma da qualcuno che quella rabbia non vuole lasciarla invecchiare fino a renderla odio, così da poterla sfruttare in tempo come motore e renderla qualcosa di positivo: per fare, seppure nel molto piccolo, qualcosa di positivo, di propositivo, oltre la lamentela passiva, oltre il lento declino.

Con gli occhi che guardano al lungo periodo, ma determinati sin da subito,

Daniele.

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Daniele Bondioli
Daniele Bondioli

Written by Daniele Bondioli

Sono laureato in filosofia a Bologna. Scrivo una newsletter: Autarkeia. Vincitore del Myllennium Award 2020 e del Premio Internazionale Europa e Giovani 2019.